La Specola all’inizio degli anni ’80 del secolo scorso era in uno stato di completo abbandono, accessibile a chiunque, luogo ideale per ricovero di sbandati, sottoposta a danneggiamenti ed all’opera degli agenti atmosferici per la mancanza di parte del tetto ed aggredita inoltre dalla vegetazione spontanea che ne ricopriva buona parte. Sul prato erano rimaste, ove non trafugate, parti di opere in arenaria predisposte per ipotetici, precedenti restauri iniziati ma mai portati a compimento. L’attuale proprietario Giuseppe Ciambelli (su progetto dell’arch. Pier Vincenzo Regoli che si avvalse in parte della collaborazione dell’arch. Giorgio Marchetti), appena in possesso del bene diede luogo alla prima fase del restauro conservativo con il rifacimento quasi integrale della struttura in legno della copertura, riutilizzando peraltro alcune delle travi originali e la quasi totalità del manto del tetto. Si passò quindi, nel corso di un decennio circa, al rifacimento dei soffitti, degli intonaci, delle pavimentazioni (che erano state completamente asportate) ed alla collocazione dei nuovi infissi. Parimenti si procedette alla introduzione discreta delle tecnologie necessarie per una destinazione residenziale.

La parte finale del lavoro è consistita nel recupero degli esterni, con particolare riferimento al consolidamento delle bellissime parti in arenaria della facciata a valle ed alla sistemazione della scala centrale della piattaforma in cotto su cui poggia l’edificio per la quale si optò per una “cristallizzazione” del non finito, con le possenti murature a sacco lasciate in evidenza.
Il retro, che è sempre stato privo della torre-osservatorio prevista ma non realizzata dai Borboni per una diversa utilizzazione dei fondi necessari assorbiti dai lavori all’Acquedotto Lucchese, è stato lasciato con la muratura in pietrame a vista e senza decorazioni per rimarcare la verità storica dell’incompiutezza dell’opera.